Inviato da: Luca Bellincioni il March 07, 2006 at 20:05:17:
In risposta a: Campocatino, come era .......
Inviato da Luigi Benassi il March 07, 2006 at 16:03:10:
Gentile Luigi, mi permetto di risponderti, come
sempre però, in coerenza alle mie idee, dando un
colpo soltanto alla botte.
Riguardo a Campocatino questo è il mio parere:
il vero errore fu quando, senza una seria
pianificazione territoriale da parte della
Regione, vennero concessi i permessi di
costruire molte stazioni sciistiche a poca
distanza tra loro, come Campo Livata, Campo
Staffi e Campocatino. Infatti, come è noto, esse
da sempre si fanno una concorrenza spietata,
riducendosi reciprocamente la clientela e
risultando alla fine sempre in crisi, o in
presunta tale.
Così, ogni anno e per anni, dopo che la
clientela era stata troppo scarsa rispetto alle
aspettative, si riproponeva scioccamente di
ingrandire ogni stazione al fine di renderla più
competitiva. Ma l’anno successivo i clienti
erano sempre di meno di quanto ci si aspettava,
perché il problema di fondo, e cioè la
concorrenza tra stazioni troppo vicine tra loro
(oltre che, spesso, lo scarso innevamento),
rimaneva. Allo stesso tempo, però, il paesaggio
era sempre più degradato, e durante l’estate,
quando la neve non c’era, e non c’è, le stazioni
sono chiuse ma i paesi e le loro attività sono
aperti ed aspetterebbero clienti, gli
escursionisti se ne andavano, e se ne vanno,
sulla Majella, perché lì la natura la ritengono
più “selvaggia”… perché lì la natura è più
intatta… e protetta…
Tutto ciò, insomma, crea un pericoloso circolo
vizioso per cui al fallimento economico
corrisponde un progetto di ampliamento degli
impianti con l’unico risultato di erodere sempre
più il territorio. E di limitare l’afflusso del
turismo escursionistico estivo, autunnale e
primaverile, che in altre zone d’Italia crea
eccome economia (altro che "travestimenti da
antichi ernici") e posti di lavoro. Il
fallimento invernale contribuisce così
indirettamente al fallimento estivo. Anche
questo, a mio modo di vedere, è un dato
realistico su cui riflettere. E non bisogna
essere scienziati di economia o esperti di
marketing per coglierlo.
Riguardo poi al parco, e al tono un po’ ironico
con cui ne parli (e me ne dispiace davvero!),
vorrei ricordarti innanzitutto che l’istituzione
di un parco non significherebbe la chiusura di
Campocatino, semmai un suo giusto contenimento,
in rispetto ad interessi più alti, ossia a
quelli della natura, che, per noi tutti e anche
per una stazione sciistica, è il bene di fondo,
la materia prima, su cui lavorare. Anche perché
l’ampliamento indiscriminato di una stazione
sciistica porta con sé l’accrescimento di
problematiche complesse di degrado, come
l’apertura di strade, l’aumento dell’immondizia
(che spesso non verrà mai tolta) e
dell’inquinamento per via degli scarichi delle
strutture ricettive, ecc…
L’istituzione di un parco serve oggi
urgentemente proprio per tutelare tutte quelle
vallate, quelle foreste e quelle montagne ancora
incontaminate (che in realtà non sono poi così
estese geograficamente) di cui tu stesso parli…
Serve a difenderle dai cementificatori e dagli
speculatori e per aprire nuove possibilità di
sviluppo per tutti gli abitanti del
comprensorio, e non a chiuderle. Vorrei che in
televisione, quando vengano citati gli Ernici,
non si parli di nuove colate di cemento o di
scempi, come sempre e soltanto accade, ma delle
sue struggenti bellezze ambientali, dei suoi
fenomeni carsici eccezionali, della sua flora
straordinaria, ecc… Vorrei che anche gli Ernici
venissero considerati come natura selvaggia,
come in buona parte ancora sono (ricordiamo che
sta tornando l’orso!), che i bambini venissero
accompagnati dalle scuole ad ammirarne la
bellezza a comprendere i meccanismi naturali che
vi si manifestano: vorrei che si fosse fieri di
vivere in questa terra.
E poi, se proprio qui si deve costruire
qualcosa, perché nessuno parla mai della
mancanza cronica di rifugi su questi monti, che
non permette le belle attraversate di più
giorni, o le alte vie, che tanto ormai vanno per
la maggiore, in estate e non solo, tra gli
escursionisti?
Concludendo: non voglio negare che Campocatino
sia stata e sia tuttora un’opportunità di lavoro
per gli abitanti di Guarcino. Sono convinto però
che oggi, quando ormai il territorio integro si
riduce anno dopo anno, e le villette cominciano
a lambire la base delle foreste della Monna e
della Rotonaria (basta affacciarsi da Fumone per
rendersene conto), la strada della tutela severa
e stretta del massiccio sia l’unica da
percorrere.