Luca Bellincioni - Dossier sulle aree naturali di particolare pregio del Lazio


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Inviato da: Francesco il December 26, 2005 at 13:25:37:

Salve a tutti.

Con l'autorizzazione dell'autore (Luca
Bellincioni) "pubblico" il suo interessantissimo
dossier sulle aree naturalistiche di particolare
interesse nel Lazio. (consultabile interamente
all'indirizzo:
www.verdinrete.it/aprilia/raggiodisole.htm

Ancora un'occasione di discussione sui "nostri"
Monti sempre meno tutelati e sempre più
minacciati....

Ancora grazie Luca:

Ciao Francesco, ti invio una versione lievemente
modificata da quella pubblicata su internet
(dove c'erano alcuni refusi). Mi farebbe molto
piacere avere un tuo parere a riguardo, giacché
non è facile trovare persone attente ed
interessate a tali argomenti.

Io faccio nel mio piccolo quello che posso,
sensibilizzando con qualche articolo l'opinione
pubblica, pur con i modestissimi mezzi mediatici
di cui mi posso avvalere. Altresì, collaboro da
un anno con l'«Oreas», un'associazione culturale
di Aprilia (LT) che si occupa di promozione
della cultura e del turismo sostenibile,
soprattutto nei piccoli centri.
Tra i progetti da noi realizzati (a spese nostre
e senza alcun contributo da chicchessia!) sono
un book fotografico sul borgo e sul territorio
di Collepardo e una relazione sugli interventi
di restyling da attuare in esso, che abbiamo
consegnato nella primavera scorsa ai
rappresentanti della pro-loco del paese. Nel
settembre scorso, invece, abbiamo allestito alla
biblioteca comunale di Aprilia una mostra
fotografica documentaria sul patrimonio
paesaggistico della nostra regione, dal titolo,
appunto, Paesaggi Laziali, che ha riscosso un
certo successo di pubblico. In quell'occasione
ai Monti Ernici (e alla Valle del Sacco
orientale) è stato dedicato un pannello e debbo
dire che la zona ha suscitato un grande
interesse tra i visitatori, molti dei quali non
conoscevano nemmeno la Certosa di Trisulti,
segno, questo, che ci sarebbe da fare un grande
lavoro di promozione (documentari, mostre,
eventi artistici, .) delle eccezionali valenze
di questo territorio come fanno in Umbria e in
Toscana (dove in questo senso si esagera e
si "vendono" anche le fabbriche e le cave
abbandonate, e le ex-discariche). Altro che
progetti speculativi finalizzati a distruggerlo.!

A presto
Luca Bellincioni

Aree di particolare pregio naturalistico e
paesaggistico nel Lazio in attesa di tutela


Introduzione:
Il Lazio è caratterizzato da una stupefacente
varietà di paesaggi, nonché da una straordinaria
ricchezza di testimonianze storiche e di
espressioni culturali. In tempi recenti, dalla
fine degli anni Settanta, molte zone del nostro
territorio sono state interessate da progetti di
tutela, ma soltanto alcune di esse hanno
favorito effettivamente dell’istituzione di
parchi o riserve naturali. Ad ogni modo, si è
venuto a formare un sistema di tutela ambientale
che ha rappresentato un primo concreto passo in
avanti al fine della salvaguardia dell’ambiente
della regione.
Se è vero che il sistema dei parchi nel Lazio
è uno dei più importanti d’Italia in quanto al
numero di aree protette effettivamente
istituite, molto c’è ancora da fare, comunque,
sul piano della qualità nella gestione delle
stesse. In molti casi, infatti, assistiamo al
degrado di zone “formalmente protette”, come ad
esempio, per citare il caso più eclatante, il
Parco Regionale dei Castelli Romani, una sorta
di “parco fantasma” che non è stato in grado di
contrastare il degrado suburbano costituito
dall’avanzata del cemento, dall’inquinamento,
dalle discariche abusive e dalla proliferazione
esponenziale di antenne e ripetitori.
Anche il restyling dei centri storici
dovrebbe essere una priorità ed una peculiarità
dei comuni inseriti in aree protette,
provvedendo al decoro dell’arredo urbano, al
restauro dei monumenti, e, secondo i casi, al
ripristino (ove possibile) dell’originario
aspetto delle abitazioni d’epoca o alla loro
ristrutturazione vera e propria, magari tramite
incentivi ai privati proprietari degli immobili.

In questa sede ci proponiamo in particolare
di argomentare schematicamente sulla necessità
di intervenire con misure di tutela ambientale
in aree del territorio laziale di particolare
pregio naturalistico e paesaggistico che ne sono
ancora escluse, alcune delle quali (come gli
Ernici e la Tolfa) già inserite nell’elenco dei
Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle
Zone di Protezione Speciale (ZPS) redatto
dall’Unione Europea.
Oggi è innanzitutto la crescita di Roma e
della sua “conurbazione” a rappresentare la
maggiore minaccia per un territorio, quello
laziale, che dal dopoguerra ha subito profonde
trasformazioni, spesso purtroppo assai negative.
Tuttavia, rischi non meno gravi sono
individuabili pure nella scarsissima “identità
regionale” che, per svariate ragioni storiche,
continua a contraddistinguere gli abitanti del
Lazio. Lacuna, questa, che costituisce nei fatti
un limite fondamentale alla diffusione di
quell’indispensabile “sensibilità comune” nei
confronti di argomenti come la tutela dei beni
artistici ed ambientali che invece è presente in
altre realtà della Penisola (ad esempio la
Toscana e l’Umbria) ove tale sentire è forte.
Del resto, l’ormai palese insostenibilità e
l’imminente crisi di settori turistici
tradizionali come quello balneare e quello
sciistico (basati sullo sfruttamento cieco e
indiscriminato di una materia prima assai
limitata quale il territorio), e di contro la
diffusione di un turismo non solo eno-
gastronomico, ma anche escursionistico e
culturale, spingono a tenere sempre più in conto
le potenzialità di un nuovo tipo di turista
attento, critico ed esigente che vede
nell’integrità del paesaggio e nella qualità
dell’ambiente uno dei maggiori stimoli al
viaggio, alla visita e al soggiorno. Un nuovo
modo di essere turista che alla forma preferisce
il contenuto, che cioè non concorre alla
manomissione del territorio ma che al contrario
prescrive il suo mantenimento razionale,
contribuendo anzi alla sua stessa
riproducibilità.
Il nostro fine è dunque quello di
sensibilizzare il lettore nei confronti di un
argomento, quello della tutela del territorio e
del turismo sostenibile, che riteniamo di
fondamentale importanza per il futuro della
nostra splendida regione.


1. I Monti Ernici:
Complessa e tormentata è la questione della
tutela della natura e del paesaggio in
Ciociaria. Una forte resistenza locale ai
progetti di parchi e riserve fomentata dalla
speculazione, la grande diffusione della caccia,
la mancanza totale di una cultura ecologistica,
e spesso addirittura una certa tendenza ad auto-
sottovalutare le risorse turistiche del proprio
territorio, sono solo alcuni degli aspetti su
cui occorre riflettere, nell’analizzare il
degrado, a partire dal dopoguerra, di una delle
aree più belle del Italia centrale.
Ma se la pianura e le colline a nord di
Frosinone, a causa della presenza di alcuni poli
industriali (a cui sono legati i gravissimi
problemi d’inquinamento delle acque del Sacco) e
della disordinata espansione edilizia degli
ultimi decenni (soprattutto intorno a Fiuggi,
che rappresenta in Ciociaria un po’ il simbolo
di un turismo di massa “insostenibile”), hanno
mantenuto soltanto a fatica ampi tratti del
tradizionale ambiente agricolo, gli Ernici,
invece, costituiscono da sempre un’emergenza
ambientale e paesaggistica di estremo valore.
Compresi tra il sottogruppo simbruino dei
Càntari e i Monti della Meta, i Monti Ernici
sono caratterizzati da amplissime e magnifiche
formazioni forestali e da una flora ricchissima.
Nella zona di Collepardo, in particolare,
l’ambiente si fa spettacolare e si assiste ad
eccezionali fenomeni carsici come la celebre
Grotta dei Bambocci e il Pozzo d’Antullo,
l’impressionante voragine ai piedi dei Monti La
Monna e Rotonaria (tra le più grandi e allo
stesso tempo meno conosciute d’Europa), mentre
presso Veroli si trova il bellissimo Prato di
Campoli, circondato da fitte faggete e dominato
dalle vette principali della catena: il Monte
Ginepro (2004), il Monte del Passeggio (2064 mt)
e il Pizzo Deta (2041 mt). Nel selvaggio Vallone
Lacerno è stato più volte avvistato l’orso bruno
marsicano.
Situati tra il Parco Regionale dei Monti
Simbruini a Nord (al quale negli anni ’80
parevano dover essere collegati) e il Parco
Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a Sud, i
Monti Ernici attendono ancora di essere protetti
come meriterebbero: un intervento atto a
salvaguardare quest’area montana rappresenta
forse la maggiore urgenza in fatto di tutela
ambientale nella nostra regione.


- La Certosa di Trisulti, presso Collepardo -


2. Le Valli del Mignone e del Biedano:
Le spettacolari forre scavate dal Mignone e
dal Biedano formano uno dei paesaggi più
singolari del Lazio, e sono situate in un’area
che ospita numerosissime emergenze
archeologiche, relative al periodo etrusco,
romano e medievale.
Mentre una parte della Valle del Biedano,
comprendente la Necropoli di San Giuliano ed
altre minori, è protetta da tempo dal Parco
Regionale di Marturanum (uno dei più riusciti e
visitati della regione), il resto del canyon
fuori dai confini comunali di Barbarano Romano e
l’intera Valle del Mignone (legata peraltro
geograficamente all’area della Tolfa) sono
tuttavia privi di tutela, ciò che li rende un
territorio indifeso nei confronti di interventi
speculatori o di vere e proprie manomissioni
ambientali: si pensi al recentissimo progetto di
installazione – quasi sicuramente sventato,
grazie alle proteste dei cittadini – di una
gigantesca antenna di 150 metri nei pressi di
Blera. La stessa area archeologica di Norchia,
considerata dagli studiosi tra le “città dei
morti” più importanti al mondo, è da anni
scandalosamente abbandonata all’incuria, alla
delinquenza e al vandalismo, sebbene – in virtù
della sua estrema suggestione - continui a
richiamare molte visite anche da parte
di “avventurosi” e “coraggiosi” (è veramente il
caso di dirlo) turisti stranieri.
Un eventuale “Parco delle Forre” andrebbe a
tutelare un ambiente unico in Italia,
d’inestimabile valore non solo paesaggistico ma
anche naturalistico (straordinaria è qui la
flora) ed ovviamente storico (in virtù della
presenza tanto impressionante di testimonianze
relative al passato etrusco), e potrebbe avere –
a nostro avviso, e senza tema di esagerare – un
riconoscimento addirittura “nazionale”.


- La forra del Biedano -


3. L’Agro Cerite-Tolfetano:
Il cosiddetto Agro Cerite-Tolfetano è situato
nel Lazio centro-settentrionale, protesto verso
mare e legato strettamente al sistema sabatino:
un ambiente caratterizzato da colline di
selvaggia bellezza e da stupende campagne,
abitate peraltro da una fauna eccezionale
(numerose sono le specie di uccelli, tra cui
forse addirittura il rarissimo capovaccaio), che
si estendono tra Allumiere, Tolfa e Cerveteri
(celebre quest’ultima per la Necropoli etrusca
della Banditaccia), a formare un’area di
notevole pregio paesistico e (come le vicine
valli del Biedano e del Mignone) ricchissima di
testimonianze archeologiche. Un’area ancora
miracolosamente integra, benché minacciata dallo
sviluppo tumultuoso di Civitavecchia (uno dei
porti più importanti del Tirreno) e
dall’apertura di nuovi collegamenti viari in sua
funzione, nonché da progetti di manomissione
ambientale come i recenti folli progetti
relativi all’installazione di centrali eoliche.
Non conosciuti quanto meriterebbero, i Colli
Ceriti e i Monti della Tolfa - nonostante
l’interessamento da parte di studiosi italiani e
stranieri e dell’Unione Europea - attendono da
troppo tempo la tutela tramite l’istituzione di
un parco che del resto aprirebbe certamente
nuove prospettive alla diffusione qui di un
turismo ecologico. Una zona, del resto, dalle
enormi potenzialità anche in virtù della
vicinanza del mare (e cioè ad alcuni tra gli
angoli più suggestivi del litorale laziale, come
l’oasi del WWF di Palo e il Castello di Santa
Severa), che costituirebbe un’attrattiva
ulteriore – soprattutto nel periodo estivo – per
i visitatori del parco.


- I Sassoni della Furbara -


4. I Monti Lepini e Ausoni:
Ad Oriente della Pianura Pontina, l’estesa
catena anti-appenninica dei Monti Lepini, che
coinvolge i comuni di ben tre province (Roma,
Latina e Frosinone), e che culmina nei 1536 mt
s. l. m. del Monte Semprevisa, costituisce
un’area di grande valore storico, artistico,
naturalistico e paesaggistico. Ad ampie
formazioni boschive si alternano ambienti aspri
e solitari, caratterizzati dai fenomeni del
carsismo: grotte, inghiottitoi, campi solcati,
doline, scogli e dolmen calcarei.
Un contesto reso ancor più interessante da
centri storici spesso di grande rilevanza
artistica e ricchi di straordinarie
testimonianze del passato: dalle
antichissime “città megalitiche” dei volsci, che
a Segni e a Norma hanno lasciato scenografiche
rovine, e dai monumenti romani di Cori, alle
vestigia medievali dei romantici Giardini di
Ninfa (peraltro l’unico sito protetto del
comprensorio), dei suggestivi borghi di
Bassiano, Sermoneta e Priverno e delle austere
abbazie di Valvisciolo e Fossanova, gioielli di
scuola gotico-cistercense. Una zona, questa, a
lungo sottovalutata, e che ancora purtroppo non
gode di una tutela adeguata, nonostante da quasi
trent’anni sia in progetto la creazione di un
parco regionale. Vicini alla caotica area
suburbana di Roma, i Lepini rappresentano oggi
un’oasi di arte e natura, un patrimonio prezioso
da difendere e da tramandare alle generazioni
future integro e inalterato.
Considerazioni simili vanno proposte anche
per l’altro gruppo montuoso contiguo ai Lepini
ossia gli Ausoni, ove si ripresentano notevoli
fenomeni carsici (ben note le meravigliose
Grotte di Pastena) nonché alcune straordinarie
particolarità botaniche, quale ad esempio la
foresta di sughero di San Vito, presso Monte San
Biagio.
Situati tra le province di Frosinone e
Latina, e per larghi tratti ancora integri, gli
Ausoni rischierebbero, qualora il Parco dei
Lepini fosse effettivamente istituito, di
rimanere l’unica area dell’anti-appennino
laziale meridionale esclusa da interventi di
tutela (a Sud c’è da tempo il Parco dei Monti
Aurunci), con il conseguente rischio di divenire
vittima predestinata della speculazione edilizia
e del degrado.


- Il Pian della Faggeta, sui Lepini -


5. L’Arcipelago Ponziano:
Le solitarie, aspre e spettacolari isole
vulcaniche dell’Arcipelago Ponziano
rappresentano una delle emergenze paesaggistiche
più importanti e note del Lazio. Quelle più
grandi, le celebri Ponza e Ventotene, furono
frequentate dai romani (di cui rimangono alcune
aree archeologiche) e costituiscono oggi
località dal notevole richiamo turistico. Tra le
isole minori, assai più romite, spicca invece
Palmarola, priva di insediamenti stabili e
caratterizzata da grotte e acque limpidissime.
Quel che manca qui è la tutela ambientale,
che dovrebbe porre un freno alla speculazione
edilizia sempre possibile soprattutto a Ponza,
ove più forte è la presenza del turismo
balneare: l’unica eccezione positiva è
attualmente rappresentata dalla splendida e
disabitata Zannone, che per le sue eccezionali
qualità ambientali è tutelata dal Parco
Nazionale del Circeo.


6. Il Terminillo e i Monti Reatini:
Culmine della catena appenninica reatina –
che include altre cime importanti come il Monte
Elefante (2015), il Monte Valloni (2004) e il
Monte di Cambio (2081 mt) - il Terminillo (2216
mt) è caratterizzato da rocce, orridi e creste
spettacolari, e da imponenti residui glaciali.
Nonostante le gravi alterazioni subite nel
dopoguerra, a causa della creazione di numerose
strade e di impianti sciistici e nuclei
residenziali eccessivi ed invadenti (che d’altro
canto ne fanno una delle aree per gli sport
invernali più note ed attrezzate dell’Italia
Centrale), “la Montagna di Roma” conserva ancora
ambienti appartati e selvaggi e rimane una delle
mete escursionistiche del Lazio più frequentate
in ogni stagione, in virtù dell’estrema varietà
dei sentieri a disposizione dei camminatori,
degli arrampicatori e degli alpinisti, nonché
dell’eccezionale vastità e bellezza dei
panorami d’ascensione.
Incredibilmente però, tale immenso patrimonio
naturale non ha potuto finora godere di alcun
intervento di tutela, ma anzi, come appena
sottolineato, è stato oggetto di uno
sfruttamento indiscriminato e deprecabile. Se
l’ipotesi e la rivendicazione di un Parco
Regionale dei Monti Reatini pare essere
tramontata anche tra gli ambientalisti (dopo la
bocciatura del progetto da loro presentato nel
1989), crediamo tuttavia sia assolutamente
necessario rilanciare progetti di tutela delle
ampie aree rimaste integre in questo gruppo
(soprattutto laddove sopravvivono specie rare
come l’aquila e il lupo), magari attraverso
l’istituzione di singole riserve naturali
facilmente gestibili.


- Il Monte Terminillo (Cresta Sassetelli) -


7. I Monti Cimini:
Il complesso vulcanico dei Monti Cimini forma
uno dei paesaggi più rappresentativi del Lazio.
Tra i dolci e boscosi pendii culminanti nei 1050
mt del Monte Cimino riposa da migliaia di anni
il Lago di Vico, uno degli ecosistemi lacustri
più pregevoli ed integri della Penisola, in
virtù della scarsissima antropizzazione subita:
di particolare interesse scientifico risulta qui
la faggeta del Monte Venere, definita “depressa”
poiché sviluppatasi sotto la quota minima (800
mt) solitamente occupata da questa specie
arborea, e dove si aprono diverse cavità
sotterranee, come il suggestivo Pozzo del
Diavolo.
Sul Cimino, invece, sono sorprendenti il
cosiddetto “Sasso Naticarello”, un grosso masso
di trachite oscillante di 250 tonnellate,
conosciuto e descritto fin dai tempi dei romani,
e la magnifica faggeta secolare che ammanta la
vetta.
Qui la tutela è stata limitata soltanto ad
alcune porzioni del territorio: se da un lato il
lago di Vico è protetto quasi completamente da
una Riserva Naturale, e dall’altro la faggeta
del Cimino è stata riconosciuta come Monumento
Naturale, tutto il resto del gruppo collinare,
che ospita borghi e cittadine di grande
interesse artistico e paesaggistico (e che è
attualmente oggetto di uno sviluppo edilizio che
rischia di sconvolgerne la qualità ambientale),
è infatti rimasto escluso da interventi di
questo tipo.
Nondimeno, anche ampie porzioni di campagne
situate tra i Cimini e la Valle del Tevere
andrebbero protette (è il caso almeno della
Selva di Malano e della zona di Vitorchiano),
come è stato fatto ad esempio a Bomarzo con
l’istituzione della Riserva di Monte Casoli
(sebbene in verità gestita in maniera ancora
abbastanza velleitaria). L’intensa e crescente
frequentazione domenicale della zona potrebbe
essere un segno importante nei confronti delle
amministrazioni locali e regionali.


- La faggeta del Monte Cimino -


8. Le Gole del Melfa e il massiccio del Cairo:
Il solitario massiccio del Monte Cairo (1669
mt) costituisce una delle zone montane meno
conosciute eppure più suggestive del Lazio,
artefice di paesaggi davvero magnifici: basti
pensare alle spettacolari Gole del Melfa,
formate da rupi scoscese su cui si aprono
numerosissime grotte, ove nidificano numerosi
rapaci e sorgono eremi e santuari, e che per
chilometri chiudono il corso dell’antico fiume,
dando vita ad uno scenario di incredibile
bellezza.
C’è da dire che le Gole del Melfa sono state
recentemente riconosciute come “area
wilderness”, una misura di tutela che se in
linea teorica si mostra di grande spessore, con
l’impedimento totale - che essa comporta – di
alterare il paesaggio interessato, nei fatti non
assicura la sua protezione, poiché non fornisce
gli organi e gli elementi necessari per un
controllo costante sul terreno. E’ per questo
che il letto del Melfa ed il “Tracciolino” (la
spettacolare strada che le borda la forra) sono
in alcuni punti deturpati da discariche abusive
di copertoni, elettrodomestici ed immondizia
varia. Senza dimenticare, peraltro, che nelle
aree wilderness è permessa la caccia.
Un intervento deciso di tutela in questa
parte del Lazio, relativo sia al Cairo che al
Melfa, permetterebbe infine di bilanciare il
degrado di molte zone limitrofe, come
innanzitutto la Valle del Liri, che nel
dopoguerra ha vissuto una stagione di intensa
antropizzazione e industrializzazione e di
conseguenza un parziale sconvolgimento del suo
tradizionale paesaggio agricolo, campestre e
collinare, con relativi problemi legati
all’inquinamento. Un’area, quella della Bassa
Ciociaria, che ha dunque bisogno di un rilancio
turistico urgente, al fine di contrastare il
moloch dell’edilizia, qui particolarmente
adorato a causa della mancanza storica di uno
sviluppo economico alternativo, come potrebbe
essere quello legato al turismo ambientale e
sostenibile, qualora venissero istituite (e rese
effettivamente operanti) le aree protette sopra
accennate.


- Le rocce che sovrastano il Melfa -


9. I Monti Prenestini, Ruffi e Affilani:
Tra la Campagna romana, la Valle dell’Aniene
e i Monti Simbruini, si erge la catena pre-
appenninica centrale del Lazio, costituita dai
tre gruppi calcarei dei Ruffi, Prenestini e
Affilani.
Caratterizzati da bellissimi boschi, pascoli
solitari ed estesi fenomeni carsici – va
ricordata innanzitutto la Grotta dell’Arco,
presso Bellegra - questi monti ospitano altresì
numerosi piccoli centri, alcuni dei quali di
grande interesse storico e artistico: si pensi a
Palestrina, con i suoi importanti e pittoreschi
monumenti, come il Tempio della Dea Fortuna
Primigenia o il Palazzo Barberini, o a
Genazzano, con il suo bel borgo rinascimentale e
l’imponente Castello dei Colonna .
E’ questo il paesaggio “bucolico” per
eccellenza, decantato nel passato dai
viaggiatori del Grand Tour, e che oggi tuttavia
necessita di urgenti interventi di tutela
ambientale per contrastare l’avanzata della
vicina area metropolitana romana. Se i Monti
Ruffi e i Monti Affilani hanno conservato un
ambiente integro, i Prenestini sono stati invasi
negli ultimi decenni, sul versante di Roma (e
non solo), dall’urbanizzazione e dal proliferare
selvaggio di antenne e ripetitori (lo stesso
problema che ha interessato i vicini Castelli
Romani).
Uno scempio ambientale, questo, che a breve
rischia di limitare le potenzialità turistiche,
in teoria enormi, del comprensorio. I
Prenestini, infatti, sono facilmente
raggiungibili dalla Capitale e sono tra i
rilievi più panoramici del Lazio. Nelle
vicinanze di Guadagnolo (il paese più alto del
Lazio, situato nel territorio di Capranica
Prenestina e riconoscibile non solo per la
magnifica rupe che vi digrada ma purtroppo anche
per una selva di antenne), posto su uno sprone
roccioso in splendida posizione panoramica, si
trova peraltro il frequentato Santuario della
Mentorella, uno tra i più antichi cenobi
d’Europa.
L’unica area protetta è qui la Valle delle
Cannuccette, tutelata come Monumento Naturale e
custode della grande roverella secolare
detta “di Giovanni Pierluigi da Palestrina”,
secondo la leggenda che la vorrebbe ispiratrice
delle opere del celebre compositore di polifonia
sacra del XVI secolo. I tentativi del Comitato
Promotore del Parco dei Monti Prenestini sono
finora falliti a causa dell’opposizione dei
cacciatori.


- Panorama da Monte Cerella, presso Guadagnolo -


10. Il Monte Pizzuto, il Monte Tancia e la Valle
del Farfa:
La Sabina ha conservato fino ad oggi un
paesaggio collinare tra i più affascinanti
dell’Italia Centrale, dominato da magnifici
uliveti e da colline verdeggianti, e
caratterizzato da una spiccata impronta
medievale, con numerosi borghi e castelli che
sorgono isolati l’un l’altro o addirittura
abbandonati (molto diffuse qui le
cosiddette “città morte”).
Area interessata da un notevole spopolamento
e abbastanza lontana dallo sviluppo industriale,
la Sabina, anche in virtù dell’importanza
mantenuta qui dal settore agricolo, è terra
dalla chiara vocazione turistica, e non solo per
la bellezza del paesaggio, ma anche per la
presenza di testimonianze storiche ed artistiche
di particolare suggestione, come innanzitutto la
venerata Cattedrale rurale di Santa Maria in
Vescovio, o l’antichissima Abbazia di Farfa, che
custodisce opere letterarie ed artistiche di
inestimabile valore e che ospita un pittoresco
borgo medievale: proprio attorno ad essa si
allarga peraltro una della vallate più belle e
integre del Lazio.
Se la nomenclatura di Sabina in questa sede
rischia di essere fuorviante, poiché essa
include tradizionalmente un territorio assai
ampio di quello trattato nel presente paragrafo,
si può tuttavia affermare che il cuore della
regione storica si trovi lungo l’omonima catena
anti-appenninica. Si tratta di rilievi calcarei
di quota modesta ma di notevole interesse
naturalistico e ambientale: oltre ad una flora
molto varia, vi si rilevano numerosi fenomeni
carsici, come ad esempio l’enorme voragine del
Revotano (seconda per grandezza solo al Pozzo
d’Antullo sugli Ernici), presso il grazioso
borgo turrito di Roccantica. Allo stesso tempo è
da sottolineare il valore storico e religioso di
questi monti: tra le loro grotte non è raro
incontrare eremi di rara suggestione.
Riteniamo che assieme alla già citata Valle
del Farfa almeno le due cime maggiori dei Monti
Sabini, ossia il Tancia (1292 mt) e il Pizzuto
(1288 mt), debbano essere necessariamente
tutelate. Il Revotano, in particolare, potrebbe
ricevere il riconoscimento di Monumento
Naturale. L’istituzione di un Parco Regionale
dei Monti Sabini (o una Riserva del Farfa e una
Riserva dei Monti Tancia e Pizzuto) darebbe
senz’altro impulso ad un comprensorio splendido
che, a causa del calo demografico e della
mancanza di opportunità economiche (che
verrebbero invece a crearsi proprio tramite una
seria valorizzazione turistica), rischia di
perdere la propria preziosa identità.


11. Lago di Bolsena e Monti Volsini:
L’Alto Lazio offre paesaggi di straordinaria
bellezza: a cominciare dalla verde corona
volsina in cui giace il magnifico Lago di
Bolsena, con le sue isole, la Martana e la
Bisentina, dall’enorme valore naturalistico; in
questo scenario privilegiato di antichissima
frequentazione umana (sono stati rinvenuti, nel
bacino, resti di insediamenti palafitticoli)
sorgono altresì cittadine pittoresche e ricche
di monumenti pregevoli, come Montefiascone
(celebre per il suo vino “Est Est Est”, al quale
sono connessi aneddoti e leggende) e la stessa
Bolsena (con il suo ben conservato centro
storico d’impronta medievale, dominato dalla
mole del Castello Monaldeschi della Cervara),
nonché piccoli villaggi rivieraschi come Marta e
Capodimonte, con i loro tranquilli e piacevoli
lungolago.
La tutela del bacino e delle sue isole,
nonché dell’ambiente dei Colli Volsini, si
mostra attualmente di notevole urgenza a causa
del recente notevole sviluppo edilizio che sta
interessando le zone moderne dei centri
rivieraschi (innanzitutto Bolsena) e al degrado
talvolta riscontrabile a ridosso delle
principali vie di comunicazione.
Dovrebbero inoltre essere inseriti in un
eventuale progetto di Parco Regionale anche i
paesi non direttamente affacciati sul lago (a
partire da Valentano e Gradoli), ma comunque
legati geograficamente, storicamente e
commercialmente al comprensorio volsino.
Un area, questa, per molto tempo rimasta
marginale, ma che, se tutelata adeguatamente (e
dunque salvata dallo sfruttamento turistico di
massa che si sta delineando), potrebbe divenire
una delle più interessanti e delle più
frequentate da punto di vista del turismo
sostenibile.


- Il Lago di Bolsena -


12. Valle dei Calanchi di Civita di Bagnoregio:
Verso Orvieto e la media Valle del Tevere,
l’ambiente della Tuscia, ancora collinare e
campestre, si fa d’un tratto spettacolare: al
tufo e al peperino dei Monti Volsini inizia a
subentrare l’argilla. Ed ecco dunque la
meravigliosa Civita di Bagnoregio, la «città che
muore», uno dei borghi più belli e visitati
d’Italia, struggente per quel suo inesorabile
sfaldarsi nel tempo. Collegata al mondo da un
lunghissimo e strettissimo ponte, la Civita
(che, assieme alla stessa Bagnoregio, conserva
monumenti e testimonianze artistiche molto
interessanti) appare al visitatore come un’isola
di tufo immersa nell’incredibile scenario
mozzafiato della Valle dei Calanchi, in un
paesaggio da fiaba, unico al mondo.
Se l’ambiente dei Calanchi ha saputo nel
tempo difendersi da sé proprio in virtù della
sua asprezza ed inaccessibilità, è pur vero che
l’intero comprensorio attende da troppo tempo
una tutela che dovrebbe apparire quantomeno
scontata se pensiamo al suo valore paesaggistico
e naturalistico. Un eventuale intervento che
dovrebbe del resto assolutamente interessare
anche i centri meno conosciuti della zona, e
tuttavia di eccezionale fascino, come Lubriano e
Civitella d’Agliano, al fine di promuoverne le
peculiarità e di diffondervi un turismo
culturale ancora attratto esclusivamente da
Civita di Bagnoregio.


- La Valle dei Calanchi vista da Civita di
Bagnoregio -


Altri siti o aree da tutelare:
- Lago di Ventina: residuo carsico dell’antico
Lago Velino, nel territorio comunale di Colli
sul Velino (RI).
- Valle Suppentonia: forra spettacolare presso
Castel Sant’Elia (VT), soggetta a degrado nella
parte sottostante il paese.
- Lago di Mezzano: splendido lago vulcanico
presso Valentano (VT), limitrofo alla selva del
Lamone.
- Piani di Rascino e di Cornino: ampi e
scenografici altopiani situati sui Monti del
Cicolano, che ospitano i due omonimi laghi
carsici; potrebbero essere inseriti in un piano
di tutela anche le due cime maggiori della
catena, e cioè i monti Nuria (1888 mt) e
Nurietta (1884 mt).
- Infernaccio: selvaggia forra presso Grotte di
Santo Stefano (VT), che andrebbe salvaguardata
come Monumento Naturale.


Bibliografia:
- Stefano Ardito, A Piedi nel Lazio, voll. 1-2-3
(terza edizione), Edizioni Iter, Subiaco (RM).
- Massimo Alemanno, Specchi nel Cielo. Viaggio
attraverso i laghi del Lazio, Edizioni La Conca,
Roma, 1996.

Note:
Foto a cura di Daniela Cortiglia e Luca
Bellincioni



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