Forum dei "Monti Ernici"

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dialetto:biuunz

 
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Amilcare
Aquila Reale
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MessaggioInviato: Gio Set 11, 2014 10:51 am    Oggetto: dialetto:biuunz Condividi su Facebook Rispondi citando

BIUUNZ
CALLAR
CALLARELLA
CUCUMA
CUPELLA
CUTTRIGLI
CUTTRON'
PILA
SCIFA
SCULMAREGLI
THIANA
WUTTINA:
Sono tutti nomi che nel dialetto di Alatri indicano recipienti per i più svariati usi.
A voi la traduzione e la preghiera di completare la lista e di aggiornarla secondo i vari dialetti.

Vi ringrazio, Amilcare
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Francesco
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MessaggioInviato: Gio Set 11, 2014 9:45 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Uhmmmmm.... Confused
Vediamo un po'...

Callar: caldaio;
Callarella: caldaio piccolo (?);
Cucuma: recipiente (in coccio ?) dove cuocere o bollire l'acqua;
Scifa: piatto di legno normalmente di grandi dimensioni e di forma rettangolare;
Pila: pentola;
Cuttrigli e sulmaregli le ho sentite ma non ne ricordo il significato;

...le altre Shocked Shocked Shocked

Saluti,
Francesco

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"Quando un ago di pino cade nella foresta, l'aquila lo vede, il cervo lo sente e l'orso lo annusa"
Antico detto Pellerossa
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Enzone
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MessaggioInviato: Ven Set 12, 2014 10:39 am    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

allora se ricordo brnr:
cuttrigli calderone in rame di media dimensione
cuttron di dimensioni più grandi
biuunz io lo ricordo come bigunz recipiente di legno a forma di tronco di cono leggermente schiacciato per aderire ai mast dell'asino per il trasporto principalmente di uva. sostituito oggi con quelli di plastica... bigonzo
scummaregli mestolo da non confodere con i sregli già descritto
Cupella bacinella di legno usata principalmente per fare il pappone alla wacca simmula e barbabied
Thina la tipica conca ciociara per il trasporto dell'acqua e usata in casa come approvvigionamento della stessa usando i sregli già descritto.
wuttina lattina in metallo usata per l'olio. di varie dimensioni.
callar io lo ricordo sempre di rame ma di piccole dimensioni
callarella la classica pentola di alluminio.
grazie Amilcare che mi riporti in mente tanti ricordi....sperando che siano giusti
Un saluto a tutto il forum.

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Enzo Gilardi
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Francesco
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MessaggioInviato: Ven Set 12, 2014 2:27 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

...ecco, un intervento decisamente più qualificato!.... Very Happy

Saluti,
Francesco

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cestò
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MessaggioInviato: Sab Set 13, 2014 7:50 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Allora...
(tra parentesi il termine in palianese)


BIUUNZ (Biunzo) Recipiente per uva di forma cilindrica da attaccare all'asino
CALLAR (Callaro) Pentolone di rame
CALLARELLA Pentola piccola di rame
CUCUMA (Cuccumella?) Piccolo recipiente
CUPELLA (Copella) Piccola botte portatile con una "cannuccia" da una parte da dove bere direttamente il vino. In pratica è come una borraccia di altri tempi.
CUTTRIGLI (Cotturo?) Se è cotturo è il pentolone che si mette sul fuoco per cuocere la polenta
CUTTRON' (non saprei)
PILA Pentola
SCIFA Se è scifa è un recipiente in legno per mangiare. Se è scifo è la mangiatoria per maiali
SCULMAREGLI (Scolmareglio) Mestolo
THIANA - Non sapevo che fosse il nome della conca!
WUTTINA - Boooh...

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marco
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Lucio90
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MessaggioInviato: Sab Set 13, 2014 8:52 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Sostanzialmente d'accordo con Cestò ma.... la CUCUMA non è la moka per preparare il caffè?

Aggiungo che WUTTINA dovrebbe essere anch'esso un recipiente (generalmente di metallo) che contiene olio o vino (maggiormente olio: LA WUTTINA DELL'OGLI Very Happy )



Un saluto a tutto il forum Wink
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Francesco
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Residenza: Alatri

MessaggioInviato: Dom Set 14, 2014 7:12 am    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Grazie anche a Marco e Lucio per essersi cimentati nell'impresa.... Wink

Saluti,
Francesco

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Amilcare
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MessaggioInviato: Lun Set 15, 2014 10:13 am    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Un grazie di cuore a quanti hanno egregiamrnte partecipato ed hanno addiruttura fornito dettagli.
Da rilevare che nel dialetto di Alatri la CUCUMA era quel recipiente panciuto con due manici e fornito di beccoccio che si metteva vicino al fuoco per avere sempre acqua calda.
Simile era la PIGNATA che aveva i due manici accostati ed era priva di beccuccio e serviva per cuocere i fagioli.
Caratteristico il borbottio cupo che producevano quando il liquido bolliva e da questo "M' SIMBRI 'NA CUCUMA a quelle persone che borbottavano.
Da non confondere con CUCUMETTA- pioccolo recipiente di metallo che serviva per fare il caffè d'orzo o scaldare piccole qiuantità di liquidi.
Ricordo che i barbieri la tenevano, d'inverno, sul braciere per aveee sempre l'acqua calda per fare la barba.
Da rilevare che il termine THIANA è stato confuso con THINA e che per CUPELLA vale meglio quanto detto da Enzone.

THIANA= casseruola di coccio.


Un caro saluto, Amilcare
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Enzone
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MessaggioInviato: Lun Set 15, 2014 4:47 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Grazie a te Amilcare per i mille ricordi che con questo "giochetto" mi stai facendo riemergere ho vissuto parte della mia infanzia in campagna e ho dei bellissimi ricordi.
Si hai ragione ho letto male thina invece di thiana e è precisa la tua annotazione.
Per continuare volevo aggiungere:
la piccola botte per bere la chiamavano carategli.
e per voi:
Gli Mugni ma forse è già stato detto
gli Falgon
e gli gliugli
attrezzi da lavoro il primo in casa il secondo nei campi e il terzo incima all'ara.
Un saluto a tutti
Enzone.

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Enzo Gilardi
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cestò
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MessaggioInviato: Lun Set 15, 2014 5:24 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Anche noi, a Paliano, usiamo il termine "carateglio", ma non ricordo cos'è. Comunque di sicuro è un recipiente ed ha a che fare con l'uva, o con il vino.
La "cupella" (trasformato in "copella" forse da noi più...giovinotti) confermo che si tratta di questa qui:


E guai attaccacci la occa!! Laughing

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marco
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MessaggioInviato: Lun Set 15, 2014 5:27 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Ora che mi ricordo...jo carateglio è una botte di grandezza media, tra la cupella e la botte vera e propria, una barrique insomma...
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Amilcare
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MessaggioInviato: Lun Set 15, 2014 7:00 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Per Cestò:
Ho parenti a Paliano e per questo, viva ancora nonna, era meta di belle passeggiate.
Negli anni '50-'60, il dialetto era ancora molto usato e molte erano le particolarità che lo distinguevano dal nostro.
In particolare, ricordo un modo verbale tipico del quale non ho trovato riscontri nella nostra e nelle altre zone circonvicine che si trovano a sud di Paliano.
Per fare un esempio:
Dal riflessivo SCANSARSI: it.=SCANZATEVI - Alatrese: SCANZAT'V' - Palianese. SCANZAT'CI e sarebbe, penso, come dire: "Scansatevi per noi."
Non so se la riflessione sia giusta e ti chiedo se il particolare è ancora in uso.
Altro termine che ricordo: palianese: CIANCA- alatrese:ZAMPA.
"M' 'ncenn' la cianca"

Un caro saluto, Amilcare
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cestò
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MessaggioInviato: Mar Set 16, 2014 6:23 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Non sapevo che avessi origini palianisi, magari ci siamo anche incontrati!

Per quanto riguarda la tua domanda...il discorso è un po' più complicato...
Premetto che ho fatto caso ad un particolare riguardo il vostro dialetto (ovviamente per voi è normale e non ci fate caso): usate molto, come dire...troncare le parole eliminando le vocali. Ma questo l'ho notato nel dialetto ciociaro in generale. Sarà perché a Paliano non si parla un vero e proprio ciociaro, quindi sicuramente è il nostro dialetto ad essere "anomalo".
Trovandosi lungo il confine ovviamente il nostro ha ricevuto altre influenze, insomma è stato "inquinato". Qualche decennio fa, Paliano faceva addirittura parte della provincia di Roma!

A esempio SCANZATEVI, voi lo pronunciate SCANZAT'V' noi invece lo pronunciamo, tuttora, SCANZATECI oppure SCANZATICI. Come vedi le parole sono intere, senza sostituzioni delle vocali con gli apostrofi. Non ti so dire però se anni fa (molti) si pronunciava come fate voi e col passare del tempo abbiamo perso questa caratteristica.

Per quanto riguarda "GAMBA", usiamo allo stesso modo sia CIANGA che ZAMBA (la "B" sarebbe una "P" molto forte). L'espressione: "M' 'ncenn' la cianca", noi usiamo pronunciarla così: ME 'NCENNE LA CIANGA (anche qui la "G" sarebbe una "C" molto forte).

Le differenze dialettali si possono notare anche tra due paesi confinanti, ad esempio tra Paliano e Piglio il dialetto cambia già abbastanza, ed addirittura cambia anche tra frazioni delle stesso paese, come ad esempio Paliano "city" e la frazione de Le Mole a pochi chilometri da Paliano, verso la via anticolana.
Quando torno a Paliano (da 12 anni vivo a Colleferro) noto, da una parte con piacere e da un'altra con dispiacere, che il dialetto è ancora molto diffuso, anche tra i bambini. Ho scritto "con dispiacere" perché credo che il dialetto di debba sapere ma non deve essere una lingua madre. Bisogna parlare in italiano e conoscere il dialetto, non il contrario (capita poi che le persone, grandi e piccole, non riescano a parlare l'Italiano corretto).
Alle mie figlie cerco di parlare in italiano, ma a volte faccio vedere il video di Jamocenne Marianna (me lo chiedono loro!) cantata da un gruppo folk palianese (Hernicantus).

Insomma secondo me è bene inculcargli la differenza tra l'italiano ed il dialetto, e quando si deve parlare l'uno e quando si può parlare l'altro.
Come la pensi in merito, Amilcare?

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MessaggioInviato: Mer Set 17, 2014 12:27 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Non ho origini palianesi.
Avevo una nonna che, in seconde nozze, aveva sposato un palianese e per questo era venuta a stare a Paliano.
Questo fatto per me è stato molto importante per quanto riguarda il dialetto, infatti, da piccolo, d'estate, stavo a Paliano da nonna e il "bilinguismo" normale a quei tempi per chi frequantava la scuola, diventava per me "trilinguismo".
E' vero infatti che il dialetto ciociaro cambia da comune a comune e adirittura nelle diversse contrade di uno stesso comune, cosa che succede normalmente, alterandosi nell'allontanarsi dal centro storico fino a confondersi con i dialetti dei comuni confinanti.
Sia per nonna che per mamma il dialetto era un tabù e guai ad usare termini dialettali in casa e fuori in loro presenza, ma erano loro che cercavano di dare senso a quei termini e locuzioni che non comprendavamo.
Questo fatto mi è stato molto utile per la mia professione di insegnante elementare che ha esercitato in diversi comuni e in diverse contrade e che spesso ha dovuto confrontarsi nei diversi dialetti.
Non credo che l'appartenenza di Paliano alla provincia di Roma ne abbia avuto effetti sul dialetto perchè quasi tutta la provincia di Frosinone, quella parte, cioè che faceva parte dello Stato Pontificio, era inclusa in quella provincia fino al 1936.
Ci sono termini e locuzioni che ce lo ricordano, come altri ci ricordano che da noi c'erano gli etruschi e ci sono stati i greci: che parlavamo una nostra lingua e parlavamo latino, che sono calati i barbari e sono venuti francesi e spagnoli
Tutte cose che fanno del dialetto come un riassunto delle vicende storiche e per questo è necessario mantenerlo: Perdere un solo termine, penso, sia come perdere un fatto.

Amilcare
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MessaggioInviato: Dom Set 21, 2014 11:40 am    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Sono tutti termini di cui forse ne conosco il significato soltanto di uno:
I LUGLI che mi sembra sia quel grosso setaccio che serviva per vagliate il grano e altri semi.
Ricordo che si incontrava spesso uno che aveva sulle spalle un grandissimo vaglio che appendeva ad un palo per farlo roteare: Era bella la scena delle galline che beccavano razzolando gli scarti che cadevano.
Penso che tutti gli altri abbiano a che fare con i lavori agricoli.
Esatto?
Colgo l'occasione per ricordare un altro termine ha ha a che fare con i recipienti: La IOTTA

Un caro saluto, Amilcare
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MessaggioInviato: Mer Set 24, 2014 8:41 pm    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

...tanto per cambiare.... brancolo totalmente nel buio.... Confused

Saluti,
Francesco

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MessaggioInviato: Gio Set 25, 2014 12:21 am    Oggetto: Condividi su Facebook Rispondi citando

Certo, la iotta se non ricordo male, è un recipiente, in legno, dove mettere il pane. O qualcosa di simile...

I lugli forse da noi si chiamano PELLECCE

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