Coordinate G.P.S.: |
41° 42' 58.90" N |
Foto Satellitare |
13° 22' 36.34" E |
Come
arrivare alla Badia di San Sebastiano:
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Da
Frosinone o Fiuggi:: S.S nr. 155 fino ad Alatri.
Dalla S.S. nr. 155 "la Donna" (700m ca. dopo l'ex stazione ff.ss di Alatri provenendo da
Fiuggi - 700 m. ca. prima venendo da Frosinone) svoltare per Via Fiura;
dopo ca. 100 m. proseguire per Via Valle, altri 900 m ca, per Via
Ponte dell'Allegra e, superato il ponte sul Fiume Cosa, svoltare a sx per via Gaudo (300m). Proseguire per Via Salerno (700 m.) fino ad
imboccare Via dell'Abbadia (700 m.). Gli ultimi 500 metri ca, di
strada fino alla Badia non sono asfaltati ed a tratti piuttosto
impervi.
La Badia di San Sebastiano si trova ad Est
di Alatri ed è posta in una sella di Monte Pizzuto sull’antica |
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strada per Veroli e considerando l’antico percorso, quasi a metà strada
fra le due città.
Tutto
l'edificio è attualmente occupato da più privati che sono però
disponibili per la visita della Chiesa e del Portico. Le prime notizie ci vengono da
San Gregorio Magno
che ne parla a proposito della vita di San Benedetto. La sua storia
comincia tra la fine del V e l'inizio del VI sec. dell'era volgare
quando il Prefetto delle Gallie, Liberio donò
quella che era una sua villa nel territorio |
di Alatri, al monaco Servando, capo di
una comunità di monaci. Gregorio Magno se ne è interessato perché,
ancora vivo San Servando, le Badia accolse San Benedetto che qui fece
tappa nel suo viaggio da Subiaco a Montecassino.
Di questo periodo rimangono un tratto di muro, parte delle cantine e
importantissima scoperta fatta durante i lavori di
esplorazione condotti dall’archeologa Lisa Fentres, una tomba del
VI secolo |
che accoglieva due salme. Da
notare che l’importanza data alla costruzione, dovrebbe almeno essere
pari all’importanza dei sepolti e niente vieterebbe di pensare che qui
furono sepolti proprio San Servando e il suo successore. A
titolo di curiosità si può dire che secondo alcuni studiosi sia nata
qui la “Regula Magistri” e che da questa San Benedetto abbia avuto
spunti per la sua “Regula”. Non si sa fino a quando la Badia sia
stata occupata dai monaci e quali monaci; ma è sicuro che nella prima
parte del secolo XIII, questa è stata occupata dalle Monache di Santa
Chiara che l’hanno avuta fino al XVII secolo. Tutte le opere che
attualmente fanno della
Badia uno |
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sconosciuto scrigno d’arte,
appartengono all’epoca del primo insediamento delle monache. Dalla
fine del XV secolo in poi, la Badia andò sempre più decadendo, tanto
che nel XVII secolo era abitata da quattro vecchie suore che Papa
Innocenzo X cacciò via per una presunta cattiva condotta. L'edificio
e le sue pertinenze furono affidate al cardinale Doria Panfili suo parente il quale vendette
tutto il vendibile e portò via
tutto quanto di valore per la costruzione e l’arredo della chiesa di Sant’Agnese, a
Piazza Navona in Roma e la Badia con le sue pertinenze
diventò appannaggio della famiglia Doria Panfili. A proposito:
nell’archivio dei Doria Panfili, custodito in Sant’Agnese dovrebbe
esserci traccia dei documenti che riguardano la nostra Badia e in
Sant’Agnese qualcosa del suo arredo. |
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L’itinerario.
La Badia si raggiungeva e si raggiunge:
- da Sud per una strada che si diramava dall'antica Tiburtina alle Mole
Santa Maria.
Percorrendo questa strada, pedonale per un buon tratto, si attraversa un
ponte di epoca romana,
perfettamente agibile fino agli inizi degli anni ’70 dello scorso secolo
quando fu sconsideratamente attraversato da fuoristrada che partecipavano
ad una gara e che
causarono la caduta di alcuni conci della volta.
Il bivio formato dalla Tiburtina e dalla strada per la Badia è ancora
segnalato da un’edicola sacra. (La cona di Santa Maria).
- da Alatri, per la Fiura, attraverso il Ponte d’Alloggio.
Questa strada, tutta asfaltata, segue l’antico tracciato fino alla
contrada Salerno dove si perde per seguire la strada che veniva da Intignano.
In tutti e due i casi si attraversa una zona ricca di antiche
testimonianze che vanno dall’età del bronzo al tardo medioevo.
La strada che dalla Badia raggiungeva Veroli e quindi Sora
e Cassino è quasi tutta
riconoscibile nel tracciato e facilmente percorribile.
Si può dire che questa sia un tratto dell’antica pedemontana che
partendo dal paese dei Latini, raggiungeva Capua attraverso tutte le antiche città degli Ernici.
Da ricordare che questa fu la strada che percorsero San Benedetto, per recarsi a Cassino e
San Francesco per recarsi al Gargano.
Che sia stata una strada importante lo dimostra il fatto che per
scavalcare il Fiume Cosa al tempo dei romani fu costruito un ponte largo quattro
metri e mezzo (più largo del ponte romano, sulla Casilina che scavalca il
Cosa sotto Frosinone) e che, nel medioevo, d a Alatri si
raggiungeva la
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Badia e
quindi la strada per Sora, attraverso
due ponti.
Oltre la
Badia, l'antica strada, ridotta ormai a mulattiera, passa per qualche
centinaia di metri adiacente l'antico acquedotto a servizio
ella badia stessa, sotto la strada per un primi tratto, sul muro di
contenimento a monte per un secondo tratto, fino alla sorgente di
Silwidè.
Da questa
sorgente partivano, in antico, due acquedotti: uno ancora in funzione
nello speco accoglie la conduttura che porta attualmente l'acqua alla
badia; l'altro scendeva a valle, scavalcava il fiume Cosa e riforniva
una importante Villa Romana.
Di questo
acquedotto rimane ancora visibile qualche tratto.
E' anche
interessante la grotta che si trova sopra la sorgente:
Secondo la
tradizione orale era abitata da una "sdrol'ga" che, in
determinate condizioni, prediceva il futuro.
Proseguendo, si attraversa quel che rimane dell'antico Bosco sacro
a Diana (Silva deae) e passate le Coste Basciano, si
arriva a Veroli.
Dalla fine
del bosco, la strada è tutta da scoprire ma il percorso è facile e ne
vale veramente la pena.
Amilcare Culicelli |
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