Come arrivare a Fontana Grande:
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Da Veroli: (Km: 13) direzione Santa Francesca, superata quest'ultima
proseguire per Fontana Fratta/Sora. Subito dopo il segnale stradale
indicante il territorio di Sora troviamo F.na Grande (6,5 km. da S.
Francesca);
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Da
Sora:
(Km. 9) direzione F.ne "La Selva"/ strada pedemontana per Veroli.
Subito prima del segnale stradale indicante il territorio di Veroli troviamo F.na
Grande
Sono passati ormai 19 anni da quando per la prima
volta effettuai questa affascinante escursione.. L'occasione era quella di
accompagnare il prof. Heikki Solin, dell'Università di Elsinki, all'epoca
impegnato nella realizzazione del
Corpus Iscriptiorum Latinarum, all'epigrafe scolpita su un masso di Pozzo
Faito ... ricordo come ora Solin in precario equilibrio in groppa ad un asino di
un contadino che si offrì di accompagnarci. E che sorpresa vedere quell'iscrizione.
Appena il tempo di "ricomporla" intuendo le lettere sbiadite dai secoli che papà
e Solin la tradussero nel testo indicato in pendice.. A dire il vero l'unico dubbio permaneva sull'appellativo
associato a Giove, AER..., AERAE ..., dubbi che si dissolsero nel breve
volgere di poche riflessioni quando papà ebbe quella giusta intuizione, ATRATO,
appunto, che così bene si addiceva al Giove di Pozzo Faito.
L'occasione per la descrizione di questo itinerario
- interamente percorribile anche in mountain bike - è l'ottima iniziativa della
Pro Loco di Castelliri denominata "passeggiata
storico culturale lungo il confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due
Sicilie" che quest'anno, giunta alla sua decima edizione
(27 maggio 2007), ha avuto come accompagnatore e relatore d'eccezione Ugo
Muraglia, certamente uno dei maggiori esperti di cippi di Confine tra lo Stato della Chiesa ed il Regno Borbonico avendoli individuati quasi tutti in una appassionata ricerca durata diversi anni.
invito a visitare l'interessantissimo
sito.
Individuato il punto di partenza, Fontana Grande (foto in alto),
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come meglio suggerito nel link alla cartina
"Come arrivare a Fontana grande" e nella relativa descrizione,
si prosegue lungo la strada asfaltata in direzione Veroli per imboccare,
alla nostra destra (10 min), in ripida salita, la strada sterrata per
F.na Fusa (foto a lato). D'obbligo però, visto l'argomento dell'escursione,
la visita al maestoso cippo di confine nr. 176
raggiungibile in appena 1 minuto per |
l'impervio sentiero che dalla
strada asfaltata parte alla nostra
sinistra nel punto indicato dalla
fotografia a destra - in coincidenza di un piccolo deposito abusivo di
immondizia !!! un centinaio di metri prima della deviazione sopra indicata.
Ad indicare questo sentiero, recentemente, sull'asfalto è stata
dipinta in giallo una linea trasversale alla strada e la scritta
"Terra di Lavoro". Tornati sulla strada sterrata e dopo aver superato dei
ruderi alla nostra destra (meno di 15 min. ca dalla
strada asfaltata), |
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arriviamo in altri 7 min. ca. al bivio con
un'altra sterrata. Svoltiamo a destra ( a sinistra
si raggiunge
il poligono di tiro militare in circa 5
min) ed in appena un paio di minuti
eccoci a Fontana Fusa.
Anche in questo caso d'obbligo la visita al cippo
nr. 177 raggiungibile in appena 5 minuti da F.na Fusa per la comoda stradina
indicata dalla freccia nella foto in alto. Dopo esserci
riforniti dell'ottima acqua
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di Fontana Fusa (a dire degli abitanti della
zona presente tutto l'anno) proseguiamo il cammino lungo la strada sterrata
come indicato nella foto. A proposito di acqua. Ricordo che conviene
sempre averne più che a sufficienza portandone al seguito almeno un litro e
mezzo. Appena cinque minuti e già il primo sito di interesse storico: una
capanna pastorale costruita con le pietre dell'antica torre di
guardia/osservazione di cui è ancora ben visibile la |
base quadrangolare ( foto
in alto). Ad attestazione
dell'importanza strategica del luogo
la
presenza
di un cippo di confine, il diciannovesimo, tra i comuni di Monte San Giovanni Campano e Veroli.
Datato 1779 è distante soltanto qualche decina di metri più avanti.
Purtroppo la "colonnetta" è quasi completamente interrata per cui la sua
individuazione risulta piuttosto difficile. Come
evidenziato nella
foto (Passando con il mouse sull'immagine verrà visualizzato
l'altro |
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lato),
tuttavia, sono visibili le lettere M(onte S. G.
Campano) e V(eroli), il numero progressivo in cifre romane (XIX) e l'anno
1779. Singolari, in proposito, i "7" della
data, scolpiti con il ricciolo tipico di quel periodo. L'itinerario prosegue sempre sulla strada
sterrata principale alternando vari tornanti a tratti più o
meno ripidi ed ignorando tutte quelle deviazioni e stradine laterali
incontrate lungo il percorso. Dopo circa 35 minuti (da F.na Fusa) la
strada lambisce il fronte di un vasto incendio che qualche anno fà devastò
un'ampia area di bosco. Sinistri ed isolati tronchi
bruciati imbiancati dal tempo e dalle intemperie ammoniscono i passanti
sulle conseguenze di disattenzioni e gesti sconsiderati sorvegliando quell'inarrestabile ricrescita che pian piano sta ricolonizzando l'area bruciata.
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Poco meno di dieci minuti di cammino per
incontrare un inusuale e piacevolissimo rimboschimento a cedri. Altri cinque
minuti ed ecco l'ultimo tornate. Abbiamo appena il tempo per ammirare lo splendido panorama del
fondovalle, infatti, che abbandoniamo definitivamente la strada
principale a favore di quella che inizia proprio al centro del
tornante (foto - 50/55 min. da F.na Fusa - coordinate G.P.S.
N 41° 44' 14,9"; |
E 13° 29' 48,4"; quata 1162 m.) Attenzione,
è facile distrarsi e proseguire sul tracciato principale! La foto in alto e le
frecce gialle dipinte sui massi rappresentano un validissimo aiuto per
l'individuazione
della deviazione. La nuova strada sterrata, più dismessa
di quella precedente, attraversa ora il versante bruciato dandoci così la
possibilità di ammirare ancora una volta il bel panorama sottostante e
splendide fioriture di Maggiociondolo nel periodo maggio/giugno.
Superato un leggero tratto in salita ci immergiamo nello splendore della
faggeta.
(loc. Risorda - 8 min. ca. dalla deviazione). Ormai |
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la fatica è finita. Da qui in poi
l'itinerario è piacevolissimo proseguendo quasi sempre su lievissime pendenze
interrotte soltanto per brevi salite e discese. Ignorata una deviazione a
sinistra proseguiamo sottobosco sempre sulla strada principale in
un tratto pianeggiante. Appena un paio di
minuti ed
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incontriamo una nuova biforcazione.
Anche in questa occasione, seguendo l'indicazione delle frecce gialle,
procediamo dritti ignorando la deviazione di sinistra. Subito dopo aver
salutato il drago di guardia alla nostra sinistra e sempre sul
tracciato principale percorriamo un breve tratto in discesa, al termine del quale (9/10 min.da
loc Risorda), ancora una volta, resistendo alla tentazione
di |
imboccare l'evidente tracciato di sinistra, proseguiamo dritti per una breve salita.
Circa cinque minti per
attraversare un'accecante radura di splendide
felci e dopo poche
decine di metri la strada vira decisamente a sinistra.
Ancora una ventina di metri e, facendo molta attenzione a non andare
dritti, confortati anche dall'indicazione delle frecce gialle,
svoltiamo a destra. Una manciata di minuti per girare decisamente a
sinistra percorrendo un tratto in discesa in direzione di |
|
quell'affascinante "canyon" appena più
avanti. Attenzione. Da questo punto, ovvero prima
della decisa svolta a sinistra, proseguendo dritti si raggiunge in pochissimi minuti il cippo di confine nr.
178 come
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indicato anche dalle frecce gialle dipinte su
un faggio (foto a sinistra). Ormai siamo qui e la visita a questo testimone di pietra è d'obbligo!!! Non senza aver visitato il cippo nr.
178 torniamo indietro nel punto come sopra indicato. Ci
inoltriamo in questo |
strano paesaggio percorrendo un
misterioso ed affascinante canyon. Colpisce particolarmente l'orografia
del terreno in questo punto. Ricordo che siamo diretti in un luogo
insolito, sacro, e questo "canyon" sembra proprio il prologo ideale, il giusto cammino per quel Pozzo Faito
circondato dal
mistero della sua stessa esistenza. Ormai siamo quasi arrivati. In questo
tratto finale incontriamo anche le bandierine rosso/bianco/rosso del
Sentiero Italia che ci accompagneranno fino alla meta. L'ultima attenzione
è per la decisa "S" - una prima svolta a destra ed un'altra immediatamente
dopo a sinistra - a 5 min. dall'inizio del "canyion".
Un ultimo minuto ed ecco finalmente ad |
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accoglierci il cippo nr. 179
custode della radura di Pozzo Faito (30/35 minuti dalla deviazione
principale).
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Un breve riposo e subito a
cercare epigrafe e sedia del papa/trono di saturno (vedi il Foto Album). La
favissa (il pozzo) è evidente. E non saranno certo
quel centinaio di metri ad impedirci di visitare il cippo nr. 180.
Da notare, in proposito, come la linea di confine tra i due stati (solco
scolpito sul cippo nr. 179 della foto a
sinistra) divida in due il pozzo così da
permettere ad entrambe le popolazioni di
usufruire dell'acqua.
Che strano posto. Tanto misterioso quanto
affascinante. Cosa ci fà quell'epigrafe? e quella "sedia"?... E' un attimo
fantasticare con la mente tornando indietro nel tempo ed immaginare questa
radura affollata di pastori... Che strano, poi, vedere piante di
sambuco. Solo in questo punto, non ne abbiamo incontrate all'andata. Il
sambuco, si sa, era una pianta sacra. Sarà un caso... |
Il ritorno è per lo stesso percorso
impiegando circa 30/35 min per
arrivare alla strada principale, altri 35 min. per F.na Fusa ed ancora 25
min. per F.na Grande.
Un'alternativa al percorso è rappresentata dalla
possibilità di raggiungere direttamente Fontana Fusa in automobile per la strada
sterrata per il poligono di tiro militare.
Superata Santa Francesca e prima della frazione
Fontana Fratta (provenendo da Veroli) svoltiamo a sinistra per Via "I Cocchi".
La strada (3 km. ca.), nel primo tratto asfaltata, diventa sterrata e
particolarmente disagevole nei pressi del poligono militare in considerazione
delle vaste e profonde pozze di fango presenti.
...Un pò
di storia...
Ne avevo già letto da qualche parte a proposito di un ritrovamento di oggetti
antichi avvenuto intorno alla seconda metà dell’800, per la pulizia di un pozzo nelle montagne di Veroli e di una
strana iscrizione su roccia e me ne era rimasto il desiderio di andare.
Fu un giorno di aprile del 1988 che ricevetti una telefonata dal Prof. Heikki
Solin: Appuntamento a Veroli, domenica 8 maggio per chiarire alcuni aspetti dell’iscrizione di Pozzo Faito di cui erano note varie interpretazioni.
Sarebbero stati della compagnia, oltre al Prof. Heikki e il suo collaboratore Mika Kajava, il Prof. Eugenio Beranger, ultimo in ordine di tempo a fornire una interpretazione dell’iscrizione e, naturalmente, Francesco.
Finalmente!
Prima tappa: Casa Cocco. Una
casa antica ai piedi della montagna dove Chiavone, a suo tempo, aveva
stabilito uno dei suoi rifugi e consolava la sua bella di turno.
Quirino ha già sellato il suo asinello, lo carica delle nostre cose e si
va…C’è una valletta contornata da faggi e tagliata
da vecchi cippi di
confine: il Giglio da
una parte, le Chiavi dall ’altra;
|
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Regno e Campagna. E briganti e leggende di tesori.
E i
pastori hanno cercato e scavato e non hanno trovato che cocci e monete
corrose dal tempo: è la pozza dove nuotano miriadi di gamberetti.
Pozzo Faito!
Avete già letto quanto ne ha scritto Francesco e sapete dove e come andare.
Si!
Proprio questa è la sedia del Papa; anzi, no: è il trono di Saturno, leggiamo:
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C(aio) CALVISIO – L(ucio)
PASSIENO – CO(n)S(ulibus) M(arcus) MINIUS M(arci) F(ilius) RUFUS SAC(cerdos)
– L(ucius) VIBIDIUS L(uci) F(ilius) SAC(erdos) - IOVI ATRATO DIS INDIGETIBUS
– CUM EDICLA ET BASE – ET PORTICU D(e) S(uo) F(ecerunt)
PETRUS et PAOLUS
"Essendo consoli Caio Calvisio e
Lucio Passieno (4 a.C.), Marco Menio Rufo, sacerdote (per la sesta volta) e
Lucio Vibidio, figlio di Lucio, sacerdote (per la seconda volta), con le
loro sostanze costruirono (un tempio) e un portico, con un’edicola e la base
(di una statua), in onore di Giove Atrato e degli dei indigeti."
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Ho aspettato che ilsole radesse la pietra ed evidenziasse, una per una le
lettere incise:
ATRATO.
…IOVI ATRATO….
Solin e Berangfer discutevano.
Li
chiamai.
”Che
significa?”
Siete mai stati a Prato di Campoli quando infuria il temporale e le greggi e
gli armenti si “ammacchiano”, i faggi sono scossi dal turbine e i
fulmini saettano da una cima all’altra?
A
chi se non a Giove in….ato nero?
Ed
ecco il tempietto, la statua con la dedica e il portico.
Siamo nel IV anno della nostra epoca.
La
valletta diventò luogo di culto, i sacrifici a Giove occasione di ritrovo
per i pastori e le offerte erano tante che bisognò sgombrare il tempietto e
creare una favissa. Pozzo Faito?
Poi
i pastori riconsacrarono il luogo e Pietro e Paolo scalzarono Giove e poi
ancora la valletta fu divisa: Città di Veroli –Ducato di Sora; infine,
Regno e Campagna.
Il pozzo in mezzo per abbeverate
sbrigative per le greggi dall’una e dall’altra parte. Due cippi di confine,
vicini, dividono inequivocabilmente a metà la pozza. “Abbeura Y rwota”
(abbevera e ritornati).
E la
valletta restò deserta; i suoni della festa un ricordo che sbiadiva e
confondeva dei e santi, reliquie di offerte e tesori.
Il
trono di Saturno, anzi no: la sedia del Papa.
Ma
Giove in…..ato nero scuote ancora i faggi e saetta le cime intorno
così come allora: duemilaetrè anni orsono.....
...Un
pò di storia... a cura di Amilcare Culicelli |
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